SAS Campania – Mission e Storia

La Mission:
Il C.N.S.A.S., struttura operativa del Club Alpino Italiano, è una libera associazione di volontariato apartitica, apolitica e senza fini di lucro ispirata ai principi di solidarietà e fiducia reciproca tra i soci. Ha il compito di provvedere alla vigilanza e prevenzione degli infortuni nelle attività alpinistiche, escursionistiche e speleologiche, al soccorso degli infortunati e dei pericolanti e al recupero dei caduti. E’ una struttura nazionale operativa del Servizio Nazionale di Protezione Civile.

La Repubblica Italiana con legge n. 74 del 2001 ha riconosciuto il valore di solidarietà sociale e il servizio di pubblica utilità che il C.N.S.A.S. quotidianamente svolge.
(tratto dal sito nazionale http://www.cnsas.it)

La Storia del CNSAS in Campania
E’ apparso subito evidente sin dai tempi più remoti che la Campania fosse “a rischio soccorso” data la sua morfologia, la sua forte componente carbonatica e la fruizione nel tempo delle grotte naturali o artificiali da parte degli addetti al settore quali pozzari e speleologi ma anche dalla gente comune.

Nei tempi passati il soccorso veniva prestato dagli stessi fruitori delle montagne o grotte senza nessuna organizzazione, ma la coscienza che un efficace soccorso dovesse essere ben organizzato si faceva pian piano strada. Il primo incidente speleologico in Campania in cui ci sono stati soccorsi organizzati è successo nel lontanissimo 1889 alla grotta di Castelcivita (SA) allorchè due ragazzi di Controne (SA) si avventurarono in esplorazione all’interno della grotta quando per cause imprecisate, presumibilmente la carenza di ossigeno, si spensero le lucerne e rimasero al buio a circa 300m dall’ingresso nella zona attualmente chiamata “Pozzi dell’Acido Carbonico”. L’allarme scattato la sera stessa, coinvolse centinaia di persone alla ricerca dei dispersi che si alternarono per 3 giorni all’interno della grotta, fino al ritrovamento dei dispersi.

Negli anni sessanta, la grande fruizione delle grotte della Campania da parte di speleologi di tutta Italia, fece si che in seno al CAI di Napoli nascesse l’interesse verso una struttura preposta a portare soccorso, più o meno organizzato, verso chi si trovasse in difficoltà. Infatti gli speleologi del CAI si organizzarono alla meno peggio, vista la scarsità di risorse a disposizione, per questo scopo. Pertanto si può dire che il soccorso in Campania è stato operativo fin dalla seconda metà degli anni 60, con una squadra speleologica costituita, in prevalenza, da soci del CAI della sezione di Napoli. Dal momento della sua costituzione, questa squadra agiva sul territorio campano con efficienza ed autonomia, relative, ovviamente, alla scarsità di risorse sia economiche che di materiali, a loro disposizione. Ciononostante al momento della costituzione delle zone di Soccorso speleologico da parte del CNSAS nel 1968, il territorio campano fu inserito nella V zona, sotto la giurisdizione del Lazio.
Passano gli anni e a seguito di alcuni piccoli incidenti e del gravissimo incidente accaduto il 20 maggio 1973 alla Risorgenza del Mulino di Castelcivita, dove persero la vita tre speleosub del CAI di Napoli, fu costituita ufficialmente la squadra di soccorso speleologico in Campania, in seno allo stesso CAI Napoli ad opera di Nardella Aurelio, Moncharmont Bruno e Verneau Sergio; questa squadra nel 1974 fu legalmente riconosciuta da parte del CNSAS anche se venne inserita come VI stazione del 5° gruppo Lazio. La squadra inizialmente composta da soli quattro volontari negli anni crebbe non solo di uomini ma anche di tecnica ed infatti per l’anno 1987/88 la squadra Campana venne definita quale migliore squadra del V gruppo. A seguito dei tanti incidenti accorsi negli anni e valutata l’altissima preparazione tecnica raggiunta non solo nel settore speleo ma anche in quello alpino il Consiglio Direttivo Nazionale del CNSAS nella riunione del 12 novembre 1987 autorizzò la squadra Campania del soccorso speleologico ad effettuare anche interventi in montagna di carattere alpino.
Passano ancora gli anni e sono ancora tanti gli incidenti a cui i tecnici del CNSAS sono chiamati ad intervenire. Tutta questa mole di operatività ha portato ai tecnici campani anche svariati riconoscimenti e attestati di stima uno tra i tanti il ringraziamenti da parte del Ministro degli Interni nell’anno 1984 quando i Tecnici del CNSAS campano recuperarono due marines all’interno del cratere del Vesuvio uno dei quali deceduto. In quell’intervento, a cui i giornali diedero ampio risalto, fu tale la professionalità dimostrata dai Volontari campani che oltre agli apprezzamenti da parte del Ministro degli interni, che il 27 maggio 1985 fu sottoscritto un accordo di collaborazione con l’Ispettorato Regionale dei Vigili del Fuoco per interventi che richiedevano l’opera specializzata del soccorso Alpino e Speleologico, accordo rinnovato e ampliato nel 1994.
Furono tali i meriti del CNSAS Campano da varcare i confini nazionali e il Ministero della Repubblica Greca a cavallo tra il 1988 e 1989 incaricò proprio il CNSAS campano ad addestrare un gruppo di speleologi greci allo scopo di costituire un nucleo di soccorso speleologico.

Si deve, però, aspettare fino al 1999 per vedere la Campania finalmente autonoma ma solo dal punto di vista speleologico; veniva infatti autorizzata dal CNSAS la costituzione della XIV Delegazione Speleologica, ma i volontari della Campania erano ancora fortemente dipendenti dal Lazio, essendo sotto il “controllo” del Servizio Regionale laziale. Passano ancora alcuni anni e, nel 2002 finalmente si ha la definitiva scissione dal Lazio e il CNSAS dà finalmente il via libera alla costituzione della struttura territoriale campana.
Il giorno 06 marzo del 2002 Bocchino Berardino, Basile Raffaele, Civitillo Giuseppe, Colavita Leonardo, Del Vecchio Umberto, Mancino Sandro e D’angelo Raffaella costituiscono il SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO CAMPANO Servizio Regionale del CNSAS.
Ma la costituzione del Servizio Regionale non cambia di molto la situazione: la struttura ha acquisito l’autonomia “politica” dal Lazio, ma non riesce ancora a farsi accettare dalle realtà regionali, pertanto solo grazie alla grande abnegazione dei Volontari, la XIV Delegazione è riuscita e riesce ancora a far fronte, onorevolmente, al proprio compito istituzionale.
Negli anni anche la Procura della Repubblica si e’ avvalsa delle competenze del CNSAS campano: infatti più volte e’ stato richiesto l’intervento dei tecnici campani per risolvere problemi legati ad indagini in ambiente ostile. In oltre 30 anni di attività oltre 1000 persone hanno usufruito del servizio prestato dai Volontari del CNSAS campano nelle più svariate attività legate alla montagna quali trekking, arrampicata, speleologia, torrentismo, scoutismo, e ancora cercatori di funghi, cacciatori, ma l’attività del CNSAS campano non e’ legata solo alle attività di montagna, infatti a tutti i tantissimi gli incidenti che hanno come scenario la Campania, si aggiungono anche le calamità naturali: l’appartenenza alla struttura di Protezione Civile Nazionale (legge 24 febbraio 1992 n. 225), infatti, fa si che il CNSAS campano intervenga anche su grandi calamità come nel ‘80 quando il terremoto del 23 novembre rase al suolo l’Irpinia e dove i soccorritori campani furono tra i primi a prestare la loro opera per salvare vite umane e ancora nell’alluvione di Sarno (SA) quando, in collaborazione con l’Aeronautica Militare, nella sola notte dell’alluvione furono evacuate 350 persone dal solo comune di Quindici (SA) e ancora nell’alluvione che coinvolse le città di Cervinara (AV) e San Martino Valle Caudina (AV). In questo secondo comune, non conoscendo le condizioni del fiume sotterraneo che attraversa il paese e non riuscendo a trovare strutture competenti per effettuare una ispezione, il sindaco fece evacuare per diversi giorni parte del paese stesso, chiedendo poi al CNSAS la disponibilità ad effettuare una indagine e valutare le condizioni dello stato dei luoghi. Questi grandi eventi hanno visto all’opera i Tecnici campani, mettendoli davvero a dura prova.
L’attività della struttura, nella fattispecie l’addestramento dei volontari è rivolto a perseguire due obiettivi fondamentali nel totale rispetto di quanto previsto dal piano formativo nazionale: modulo annuale di lezioni teoriche e pratiche, modulo annuale di esercitazioni anche in collaborazione con altre strutture di Protezione Civile Regionali e Nazionali, nel rispetto delle reciproche competenze.
Il CNSAS della Campania, nel totale rispetto del piano formativo nazionale, effettua un numero di esercitazioni pratiche stimate in un minimo di sei e altrettante esercitazioni teoriche, nonché un minuzioso addestramento per la formazione di tecnici di elisoccorso.
Molte sono state anche le esercitazioni a carattere internazionali effettuate in cooperazione con l’Aeronautica Militare, con cui il CNSAS ha decennali protocolli di intesa: ad esempio nel 2000 il CNSAS Campania, in stretta collaborazione con l’Aeronautica Militare, è stato tra gli organizzatori, dell’esercitazione Internazionale di Soccorso Aereo, denominata “SQUALO 2000”. Tale evento ha visto all’opera varie forze di soccorso aereo (SAR) non solo italiane, ma anche francesi, spagnole e maltesi, in un’operazione che simulava un incidente aereo, avvenuto nell’area dell’Appennino campano-molisano, in cui erano ben tre gli elicotteri dispersi. L’operazione ha visto ottimamente coordinate dal CNSAS tutte le forze di terra, nonché altrettanto ottimamente gestite dall’Aeronautica militare tutti i velivoli impegnati nell’operazione di ricerca aerea: 15 elicotteri provenienti da tutti i Paesi coinvolti nella simulazione. Nel 2001 il CNSAS Campania, ancora una volta organizzatore, ha gestito la prima esercitazione a grande profondità, denominata “Matese 2001”. La manovra simulava il recupero di uno speleologo infortunatosi in uno degli Abissi campani, la grotta di “Cul di Bove” sui monti del Matese, profonda circa 1000 m. L’importanza dell’esercitazione ha stimolato l’attenzione e la curiosità delle forze politiche della Campania e del Molise, nonché quella del Ministro delle politiche Agricole e Forestali, che ha voluto essere presente all’evento e ha voluto visitare il campo base e quello avanzato per meglio comprendere la gestione di un intervento tanto complesso, dando supporto morale agli oltre 200 Volontari intervenuti da varie zone dell’Italia che per oltre 100 ore si sono alternati nel duro lavoro del trasporto dell’infortunato fino a fuori dalla grotta. Nel 2005, ancora una volta in collaborazione con l’Aeronautica Militare, il CNSAS Campania è stato protagonista di un’altra Esercitazione Internazionale denominata “Grifone 2005” che simulava un incidente aereo nell’area tra Taburno-Camposauro e Matese. La manovra ha coinvolto circa 60 tecnici del CNSAS, 15 elicotteri e due aerei, per 2 giorni e una notte. Nel 2006 la struttura campana ha partecipato all’esercitazione internazionale organizzata dal Dipartimento di Protezione Civile denominata “Mesimex 2006” (Major Emergency SIMulation EXercise) svoltasi a Napoli nell’ottobre 2006. Lo scopo era la simulazione dell’eruzione del Vesuvio e l’evacuazione dei paesi della zona rossa. In tale ambito il CNSAS Campano ha avuto il compito di prestare opera di sicurezza ai vulcanologi, italiani ma non solo, intervenuti alla manovra, accompagnandoli ad effettuare i sopralluoghi e i campionamenti necessari nella massima sicurezza. Nel 2007, L’opera del CNSAS Campano è stata di nuovo richiesta dalle Forze Armate, per l’Esercitazione Internazionale di Soccorso Aereo (SAR) “Squalo 2007” che si è svolta al confine tra le Regioni Campania, Molise e Puglia.
Oggi in molti casi disponiamo di mezzi aerei, che consentono spostamenti molto rapidi anche di una cospicua quantità di uomini e materiale. Ciononostante l’ingegno, la capacità tecnica, la competenza e la professionalità dei tecnici restano le caratteristiche che rendono il CNSAS quello che è oggi: l’unico ente in grado di portare un soccorso tecnico e medicalizzato.
Un efficiente servizio di soccorso deve puntare all’utilizzo mirato delle risorse, tanto più se ci si muove nella direzione di un sistema integrato ove cooperano varie forze e all’interno del quale il rispetto delle competenze deve essere rigoroso. Questi criteri vanno sempre a favore della rapidità dell’intervento e quindi a favore di chi è al centro della nostra attenzione: l’infortunato. Le risorse e le specificità messe a disposizione dal CNSAS sono assai difficilmente eguagliabili da chi non vi si dedica in continuazione, con accanimento, passione e competenza. Una matrice di comportamento che dovrà sempre essere difesa e valorizzata, in quanto a monte di tutte le nostre considerazioni, deve essere sempre chiaro che al centro della nostra attenzione ci deve essere chi ha subito l’infortunio. Perché è solo per lui che noi ci muoviamo.
Sono lontani oramai i tempi i cui l’allarme veniva dato suonando la campana del paese e raccogliendo tutti gli uomini disponibili. Il soccorso negli anni è profondamente cambiato: le tecniche sono cambiate, così come i materiali, ma è cambiato anche proprio il modo di fare soccorso, soprattutto in particolari condizioni. Oggi il soccorso in ambiente ostile si concretizza facendo raggiungere l’infortunato da tecnici e medici e solo quando il ferito è stabilizzato, viene accompagnato fuori, sempre assistito dal medico del CNSAS. Questa splendida collaborazione è possibile solo se i tecnici hanno lo stesso linguaggio: la formazione ed il mantenimento dello standard qualitativo dei volontari è garantito dalle scuole nazionali per tecnici di soccorso, le uniche riconosciute al livello nazionale dalla legge 21 marzo 2001 n. 74, quale idoneo strumento formativo. Durante tutto l’anno la squadra segue un Piano formativo e alla fine di ogni anno ciascun tecnico della struttura è tenuto a sostenere un esame, che permetterà la continuazione del suo percorso nelle fila dei tecnici o, in caso di esito negativo, la sua collocazione verso altre competenze a egli più idonee.
Parlare di soccorso in montagna e/o in grotta, dunque, significa davvero andare indietro con la mente, in un tempo, lontano, sempre più lontano, per fermarsi al momento in cui l’uomo ha visto le montagne per la prima volta, quando per diletto o per necessità ha incominciato ad avere l’abitudine
di andare in montagna, in quello stesso istante ha capito quanto fosse necessario riuscire a tirarsene fuori…

Lo statuto del SAS Campania
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